Eva G.
Un'attrice schizoide.
Eva era un'attrice di teatro. Le affidavano per lo più ruoli drammatici e in scena era sempre impeccabile. La sua personalità schizoide la rendeva allo stesso tempo la creatura più adorabile e la donna meno raccomandabile del creato. Tutto dipendeva dal caso, dalla giornata. Questo la portò ad avere moltissime conoscenze, moltissime amicizie e moltissimi amanti, ma il tutto poteva durare al massimo due settimane e mezzo: i conoscenti finivano col disprezzarla, gli amici con l'odiarla e gli amanti col temerla. Questo fece cadere una parte di lei in una profonda depressione, mentre l'altra parte continuò a passare da un ruolo all'altro con assoluta serenità.
Oggi ho trovato una lettera tra le parrucche di Eva:
Tu parli come se ogni cosa potesse essere messa al posto giusto in qualunque momento, come se per assurdo una mente sola guidasse questo assurdo ipotetico mondo. Gli affetti sfuggono di mano troppo spesso e ci si ritrova ad accarezzare pareti laddove era stata carne. Il mio sangue nel tuo e poi una tale gelida ostinazione di assenza ad accogliere il mio sguardo ad ogni passo ed ogni passo ha il peso di un errore diverso e cammino in avanti come volessi andare da qualche parte, in un luogo in cui non ho mai respirato, ma continuo a soffocare nel non poterti avere qui adesso, sulle mie spalle, sulla mia testa, sopra i miei piedi per camminare ancora una volta insieme. E se doloroso ha da essere il cammino io un tempo potevo stringere la mano, la tua mano, e sembrava sentissi meno male e più vita e quindi penso che alle volte ci si assassina sconsideratamente e non è, non sarà ridestarsi un giorno liberi. Io temo certo silenzio e l'arroganza che nel tacersi avanza. Mi sveglio da qualche parte e un fascio di luce finisce col divenire una lama di perdizione o uno strumento di tortura. Poso ogni cosa dove non dovrebbe stare per distrarmi, per non ricordare la purezza dei gesti che di te oso conservare. Mi accompagno al malsano come al peggiore degli alleati nell'alletto di un diminuitivo incalzante, poi scuoto la testa fino a tentare di svenire, fino a desiderare di eliminare ogni parola, ogni immagine che mi riporti a te, ma ogni volta freno anzitempo l'implosione per calzare meglio la mia inquietudine, per lasciarti scaldare ancora se non altro minime porzioni di questa mia terrorizzata agonia e sperando di non sperarti mai più, e finalmente perderti.
Eva
La lettera non era datata, ma non doveva essere recente. Anche il passato di Eva era quindi stato segnato da una separazione dolorosa e nonostante la sua apparente anaffettività, il suo cinismo e la sua nervosa distanza dal mondo degli altri, un tempo qualcuno, da qualche parte, aveva smosso le più intime corde del suo desiderio di condivisione e di integrità. Ne portava con sé la lacerata memoria, e viveva nell'incapacità di mettere in scena altro che la sua fuga, difensiva e in ogni caso fallimentare, da ogni perduta speranza di un sereno affetto.