Ingrid



Ingrid, una giovane donna di un'ignoranza sconcertante che mi aiutava di tanto in tanto con le pulizie del Motel, mi disse un giorno mentre spolverava la lampada della Grande Sala:

"Tu non devi capire la vita: allora diventa una festa".
"Cosa?", le chiesi.
"Ha capito benissimo Emerick".
"Mi stupisce Ingrid".
"Non si stupisca, non è mia la frase. Vede, l'altro giorno passaggiavo in centro e mi sono fermata davanti ad un banchetto di libri usati. Mi sono trovata davanti un libro di un tale che si chiama come il cane di mio nonno. Ho aperto una pagina a caso e ho letto quella frase. Non la trova bella?".
"Si la trovo molto bella", le dissi, "ma mi dica, come si chiamava il cane di suo nonno?"
"Rilke".
Cominciai a ridere e mi chiese perché trovassi quel nome così buffo. Le risposi che Rilke era un grande poeta e stavo per dirle di più ma mi interruppe:
"Non mi parli di poesia Emerick, altrimenti la festa finisce. Io tolgo polvere tutto il giorno e non ho tempo da perdere con la poesia caro mio. Certo è strano non trova?"
"Cosa Ingrid?"
"Che quel poeta si chiamasse con lo stesso nome del cane di mio nonno"
"Certo Ingrid, è molto strano. Vuole del té?"
"No, la ringrazio".