Alexander G.

Il filosofo erotomane.




Alexander G. era un filosofo. E un erotomane. Si guadagnava il pane con... la sua Natura, almeno così diceva. Aveva tutta l'aria di un nobile decaduto e ho sempre sospettato che fosse in verità un ricco ereditiero, perché se è vero che non ebbe mai un lavoro è vero anche che amava troppo le giovani donne per scegliere di lavorare con le facoltose attempate di cui andava narrando le bizzarre richieste erotiche. Aveva molta fantasia, e una logorrea talvolta imbarazzante. Naturalmente si innamorò di Kate al primo istante, ma lei vedeva in lui un uomo e non un gatto, per cui tutto si limitò inizialmente a qualche fusa, poi a qualche graffio... 





Appunti di una conversazione con Alexander G. 
"Il cervello è una scatola elettrica perfetta, solo che se la sbatti troppe volte contro il muro finisce che ci prende gusto la troia. Capisci cosa voglio dire Emerick? Non guardarmi così, non sto parlando della tua fottutissima testa signor Lenders! Tocca, tocca qui. Senti? Se bussi non c'è più nessuno che risponde. Provo a bussare da anni, ma il portiere del diavolo è morto. No, non so chi lo abbia fatto fuori. So solo che da un giorno all'altro non c'era più nessuno. Fottersi o non fottersi, è questo il dilemma! Io mi fotto in continuazione signor Lenders e so che se fossi meno incastrato nelle tue convenzioni vorresti fottermi anche tu fino alla morte. È un problema di cliché, è sempre un problema di cliché. Siamo così tanto sicuri di essere vivi che rifiutiamo la gioia come fosse la più crudele delle condanne. Pensa a tutto quello che abbiamo inventato per distruggerci lentamente. tutto quello che chiamiamo 'benessere', ti rendi conto? Tutto questo ostentato progresso che stenta a progredire e noi che pensiamo di sapere tutto, che sapremo tutto tra poco e tra poco è un giorno che non tramonta da millenni e investiamo le nostre energie in ricerche deliranti, soluzioni complesse, illuminazioni artificiali. L'essenza delle cose è chiara solo se la scatola elettrica si ferma, se la luce si spegne. Per il resto sono solo distrazioni, tentativi di esorcizzare l'unico pensiero che ci obbliga ad amare l'errore di credere che la morte sia in grado di toglierci qualcosa... come se sapessimo di cosa si tratta... Tu sai di cosa ti tratti signor Lenders? Adesso vuoi fotografarmi? E fotografami! Sparami signor Lenders! Guarda nel mirino e spara, spara. È questo il tuo modo di amare?" 






Molto spesso Alexander pensava ad alta voce. I suoi monologhi a più voci erano delle tempeste verbali difficilmente afferrabili. Per fortuna uno dei miei ospiti era solito catturare i suoni delle vite che attraversavano le mie vecchie stanze e così un giorno Wert mi fece ascoltare una delle sue registrazioni:  
- La catastrofe denomina l'avvento di questo percorso
- Questo percorso sostiene il peso della catastrofe
- Occorre allenarsi all'insostenibile
- Sarà necessario alleviare l'irritazione del possibile
- Dove il moto si impone, l'assassinio di una diaspora appare come la possibilità di un enigmatico riscatto
- Le cose, intorno, elargiscono umori contrastanti, poesie vuote
- Il senso verrà
- Le nostre insinuazioni sono ferite senza più sangue
- Eppure dalle mie labbra una scia di brandelli di fuoco si infrange sulle tue palpebre stanche
- Non avrei mai creduto a un simile flagello
- Non ne conosci ancora la natura
- Sento mani battere tempi sincopati
- Sono impaurite
- Da dove proviene dunque il suono delle mie paure?
- Da un vuoto di circostanza
- Si amplificano le voci delle mie errate credenze
- E' quel che accade a chi le teme .
- Un pretesto, è solo un pretesto
- Una condanna può assumere diversi nomi
- E nessuno può esimersi dal nominare
- Neanche un nome conosce il silenzio
- Questo naufragio è un'accozzaglia di malintesi
- Le richieste, alle volte, vengono esaudite
- Non ho mai saputo ascoltare
- Non hai più voluto intendere
- A tutto c'è una soluzione
- Perché niente è un problema? O perché tutto ha un prezzo?
- Una melodia dispersa semina il suo fiatare memoria nell'inconsapevolezza di chi la produce
- Eppure un tempo le mura avevano il calore della protezione
- Prima o poi crolla tutto
- Prima o poi tutto cede
- Il primo ricordo
- Cede al primo non ricordarsi
- Il secondo passo
- Sarà il recupero dei frammenti del primo
- E poi?
- Anche i giochi del nostro difenderci oseranno tradirci
- Ogni tuo gesto è una belva data in pasto all'incostanza della memoria
- Volevo parlarti di dio, ma ho perduto strada facendo... l'iniziale del suo nome!
- Loro danzano come disperati, guardali!
- Qui potrebbe non essere passato mai nessuno
- Eppure v'è ancora odore di fuoco spento
- Odore di carogna, vorrai dire
- Ardere, scoppiettare, distrarsi, dilaniarsi
- Provavo a tornare indietro
- Indietro è un luogo che non esiste
- Uno di quelli che tanto amavi, non è così?
- Adesso ai tuoi piedi è appeso un baratro di luci soffuse
- Chiameremo Furore la nostra prossima vittima
- Annientarsi può voler dire troppe cose
- E niente
- Non desideri una parola?
- Uno slancio, piuttosto, un gesto plateale
- Attendi stupore
- Ne bramo il fragore
- Restituirsi al Principio potrebbe essere una favorevole circostanza
- Sciocchezze!
- Non vorrai dire che il buio ha ancora timore di perdersi in te?
- Non da una simile considerazione troveremo il modo di venirne a capo
- Tu speri ancora di poter comprendere
- Conosci bene la qualità delle mie rinunce
- Conosco bene te
- Fingere è sempre stato più semplice
- Potrei riportare alla tua memoria affermazioni meno audaci
- E altrettanto disinvolte
- Forse scivolare ancora un po' verso quell'orribile desiderio di rivalsa potrebbe aiutarti a comprendere la - Vanità di un tale codardo esperire
- Sparire, alle volte, può rinnovare umori maltrattati
- Un tale cammino potrebbe apparire superfluo
- Una buona collezione di nausea da rivendere in sgradevoli occasioni
- Cercano di aprire la porta
- Lasciali fare
- Se dovessero trovarci qui?
- Cosa? Cosa vuoi che accada?
- Tu devi dirlo?
- Cosa?
- Tu devi dire che sono pazzo. Devi dire che sono pazzo, pazzo, pazzo...di te! Ah ah ah ah!!!