K.Edo

Una riservata musicista giapponese.







K.Edo non amava affatto parlare del suo passato, in verità non amava parlare. Di lei so solo che era nata in Giappone ed era stata abbandonata dai suoi genitori appena nata. Aveva trascorso la sua infanzia passando da un orfanotrofio all'altro, quasi in tutti i continenti. Per vivere cantava per strada, indossando una maschera da lei stessa costruita con pagine di un vecchio vangelo tradotto in giapponese. Il linguaggio che utilizzava per i suoi testi era quasi del tutto inventato: avendo vissuto in parecchie parti del mondo conosceva molte lingue e le rifiutava tutte. Le beffeggiava, io credo, riproducendone fonemi e cadenze, ma in maniera tragicomica. Era la sua un' anima tremendamente nostalgica e al contempo terribilmente chiusa, inaccessibile. Non l'ho mai vista ridere. Piangere, solo una volta. Eravamo nella Grande Sala e Clarissa le chiese di suonare per noi. Fuori si era scatenato un temporale e le sue scarpe erano inzuppate di pioggia. Alla richiesta di Clarissa annuì, si tolse le scarpe, sedette davanti al camino e cominciò ad intonare una delle sue canzoni dicendo solo “Shan Shan”. Era il titolo cinese del brano che avrebbe eseguito. Wert si precipitò accanto a lei con il suo registratore:





Il testo tradotto:

Profumo, il tuo profumo sulle mie mani
il ricordo del tuo calore mi uccide lentamente
lentamente mi soffoca
lentamente mi soffoca
Il profumo dei tuoi capelli
è adesso un cappio per me
e lentamente
crudelmente
stringe così forte
che credo di raggiungerti.
Il destino ci ha lasciato
un istante di crudeltà
e si è preso la tua vita
e la mia
miserevolmente
crudelmente.